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Secondo la prospettiva eraclitea, il tempo si configura come un fiume vigoroso, in perenne movimento e privo di confini definiti. Generata dall’incessante susseguirsi degli istanti, questa materia fluida dà origine a un continuum dinamico che trasforma la nostra quotidianità in un’esperienza ininterrotta. Considerando il tempo come “oggetto” del divenire, che ci guida tra le molteplici sfaccettature dell’esistenza, è possibile esaminarlo e scomporlo per offrirne una visione in sintonia con il proprio linguaggio espressivo. Il lavoro portato avanti dagli artisti Omar Hassan, Barbara Nejrotti e Nadia Fanelli, indica distintamente un’analisi spazio-temporale che traduce tale scomposizione in un’esperienza visiva, in cui il “tempo sospeso” si esprime attraverso ombre, segni, tracce. Ecco, allora, il “tempo estroflesso” rappresentato da Barbara Nejrotti, che piega, cuce e dilata la temporalità in forme geometriche su campiture monocrome; il “tempo impresso” presentato da Omar Hassan, che con gesto intenso e riconoscibile, controlla e ritma l’esplosione policroma della materia; il “tempo sedimentato”, infine, descritto da Nadia Fanelli, che si manifesta in composizioni narrative che esplorano profondamente le sfaccettature dell’individuo e le modalità con cui percepisce la realtà. Le fasi del tempo, come chiavi di lettura, si stratificano sulla tela ed evidenziano l’intento artistico di sigillare attimi e istanti in un momento concettualmente eterno. In questa cornice, dunque, si configurano opere che esprimono e decodificano la complessità e la ricchezza del tempo, non solo come un flusso cronologico, ma come una dimensione intrisa di sfumature e significati che sfidano e arricchiscono la nostra esperienza umana.